E' stato presentato il piano , un pacchetto di comunicazioni e proposte legislative con cui l’Europa intende affrontare la crisi energetica per mezzo della decarbonizzazione e della rivalutazione del ruolo dei mercati.
Per raggiungere i nuovi target di decarbonizzazione, il piano propone azioni e obblighi in materia di efficienza energetica, rinnovabili e diversificazione delle fonti energetiche. Su quest’ultimo punto, in particolare, puntando a idrogeno e Gnl. Se dai documenti della Commissione non è possibile stabilire con certezza quali saranno i tempi, costi ed effetti delle azioni che Bruxelles suggerisce di adottare è però possibile dedurre che il percorso sarà tutt’altro che in discesa. Almeno per tre motivi.
Il primo è la crescente entropia normativa. Attualmente, l’Europa si è impegnata a tagliare entro il 2030 le emissioni di gas a effetto serra del 40 per cento rispetto al livello del 1990.
A questo, si aggiunge l’obiettivo di crescita delle fonti rinnovabili negli usi finali di energia al 32 per cento. Tuttavia, nel 2021, questi target sono stati innalzati, rispettivamente, al 55 e al 40 per cento. I Piani nazionali energia e clima, predisposti all’inizio dello scorso anno, devono ancora recepire tali aggiornamenti e che pure andranno conseguiti in tempi estremamente brevi. REPowerEU alza ulteriormente l’asticella sulle rinnovabili al 45 per cento.
Ma c'è un problema a cui pochi fanno riferimento: il raggiungimento dei nuovi target di decarbonizzazione per mezzo delle energie rinnovabili può spostare il problema sulle strutture di conversione e sulla loro gestione (produzione - smaltimento). In pratica ora compriamo il gas dall'estero, poi compreremo i pannelli per produrre il sostituto del gas, questo porterebbe ad una strategia tipica dei paesi poco competitivi, come l'Italia, detta "Tappa-buchi". Sarebbe molto più efficiente facilitare la nascita, lenta, costante e controllata, dell'industria rinnovabile che produca, in autonomia, e che punti addirittura all'esportazione.
L’esempio, spiega Giorgio Ruffini CEO di Fotovoltaici.info, è il Super Bonus: le scadenze vengono prorogate ogni tanto, di 6 mesi in 6 mesi, ma così un’azienda non riesce a strutturarsi, ad assumere personale e a comprare materiali che tra 1 o 2 anni magari non serviranno più.
Sembra che la soluzione del problema non sia a portata di mano e il caos normativo, di certo, non migliora la situaizone.