Il Contributo Ambientale CONAI diminuirà da 55 a 25 €/ton. dal 1° luglio, con un risparmio per gli utilizzatori di imballaggi in carta e cartone di oltre 135 milioni di euro.
Il CONAI ha deliberato una diminuzione del contributo ambientale del 50%. La variazione del contributo è dovuta principalmente all’aumento dei valori di mercato della materia prima: con l’inizio del 2021 le quotazioni della carta ottenuta con il macero sono aumentate significativamente con aumento conseguente dei ricavi consortili da vendita dei maceri.
Un riequilibrio sui consumi interni di carta da macero per circa un milione di tonnellate, grazie all’apertura di tre nuove cartiere, ha inoltre contribuito a rendere ancora più appetibile la carta da riciclo, allontanando l’ipotesi di una flessione nei suoi valori di mercato. Una situazione economica positiva che mette il Consorzio Nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi a base cellulosica nella condizione di continuare a garantire le attività di raccolta e gestione dei rifiuti di imballaggio in carta e cartone anche con un contributo ambientale più che dimezzato.
Gli imballaggi compositi a prevalenza carta, diversi da quelli per liquidi, sono stati divisi in quattro tipologie in base al peso della componente carta sul totale del peso dell’imballaggio.
Le prime due tipologie, A e B, con una componente carta superiore o uguale rispettivamente al 90 e all’80%, pagheranno il CAC carta (dal 1° luglio 2021 ridotto a 25 euro/tonnellata) e non sarà applicato loro nessun contributo aggiuntivo.
La terza tipologia, C, è quella che qualifica gli imballaggi in cui la componente carta è superiore o uguale al 60% e inferiore all’80%. Le operazioni di riciclo di questi imballaggi sono complesse e onerose: su 100 kg di imballaggi, più di 60 kg diventano scarto non riciclabile allo stato delle tecnologie attuali. Gli imballaggi in questa fascia pagheranno dal 1° gennaio 2022 un extra-CAC di 110 euro/tonnellata.
La quarta tipologia, D, è quella degli imballaggi compositi in cui la componente carta è inferiore al 60%: una percentuale che compromette la riciclabilità dell’imballaggio, annullandola, con ovvie conseguenze di impatto ambientale. Nel processo di riciclo, infatti, 100 kg di questi imballaggi producono più di 85 kg di scarto secco e quasi 150 kg di scarto bagnato da smaltire in discarica, dopo aver consumato acqua ed energia elettrica. Per questi imballaggi il contributo extra sarà pertanto di 240 euro/tonnellata.
Rientreranno in fascia D anche quegli imballaggi la cui componente carta non verrà esplicitata. Poichè si tratta quindi di imballaggi non riciclabili con carta e cartone, l’invito alle aziende che li producono e utilizzano è quello di suggerire in etichetta il conferimento in raccolta indifferenziata, al fine di minimizzare l’impatto ambientale legato alla gestione del loro fine vita. La diversificazione contributiva è una delle leve impiegate per orientare le aziende verso imballaggi sempre più riciclabili. Il test Aticelca (norma UNI) come metodo in prospettiva per la classificazione degli imballaggi compositi rispetto alla loro riciclabilità In questa prima fase di introduzione della diversificazione del contributo in base alla riciclabilità degli imballaggi compositi, il criterio adottato è quello del peso della componente carta.
Fonte: www.italpress.com